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Putizza con fichi, pistacchi e sciroppo all’arancia

Oggi condivido un piccolo esperimento. Una variante del tutto personale di un dolce tradizionale. Confesso di non aver mai avuto il piacere di assaggiare qualla originale; ho colto l’occasione di un contest per provarla. Il contest in questione è stato indetto per la Giornata Nazionale della Putizza, del Calendario del Cibo Italiano. L’articolo di Roberto Zottar chiarisce le origini e le caratteristiche di questa preparazione così ricca di varianti, ti consiglio di leggerlo.

La putizza è un dolce di origini slovene, diffuso anche nel triestino e nel Friuli Venezia Giulia con altri nomi, come gubana, potica o presniz. Tipico dei periodi di festa è una preparazione a base di pasta lievitata e ripiena di cannella, noci, uvetta, pinoli, noce moscata, chiodi di garofano, cioccolato, noci, pinoli, nocciole e mandorle, grappa e scorza grattuggiata di limone, con la tipica forma a chiocciola.

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Migliaccio all’arancia

Ecco è arrivato anche il Carnevale. Oggi inizia ufficialmente la Settimana Nazionale del Carnevale nel Calendario del Cibo Italiano, promosso dall’Aifb. Nel blog è presente già una versione del migliaccio, ma in onore del Calendario e per festeggiare al meglio questa settimana ho voluto rifarlo apportando alcune modifiche.

Il migliaccio è un dolce tipicamente campano, ma alcune versioni anche salate possiamo trovarle sia nella tradizione marchigiana che toscana. Persino l’Artusi parla di migliaccio romagnolo¹, preparato con sapa e sangue di maiale. Un tempo era preparato con farina di miglio (da qui il nome) con aromi e frutta candita. Il consumo di farina di miglio ha raggiunto il suo apice proprio nel Medioevo, per poi subire un lento declino a favore di altri cereali più produttivi.

Il periodo del Carnevale era immediatamente successivo al periodo di macellazione del maiale. Quindi molto probabilmente anche il migliaccio napoletano un tempo conteneva sangue di maiale². Come ci conferma anche l’Accademia della Crusca, il termine dal latino medievale miliaccium, compare a Napoli già nel 1016 con valore di pane di miglio. La forma italiana migliaccio risale al 1310 nell’uso del fiorentino Dino Compagni, con valore di impasto di sangue e farina. Nella tradizione gastronomica toscana è sinonimo di castagnaccio³.

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Come conservare e utilizzare le bucce degli agrumi essiccate, non solo in cucina …

La stagione delle arance sta volgendo al termine, ecco un modo semplice e sbrigativo per conservarne il profumo e l’aroma anche nei mesi in cui ci mancheranno tanto. Ultimamente abbiamo deciso di fare un ordine consistente direttamente dalla Sicilia. I prezzi sono abbastanza convenienti e si ha la certezza della provenienza, ma soprattutto della coltivazione biologica e dell’assenza di trattamenti chimici ormai usati in larga scala.

Avrete sicuramente notato che la dicitura buccia non edibile, si trova su quasi tutta la frutta e soprattutto sulle arance. Da un lato ci consente di conoscere i trattamenti subiti per la conservazione, ma dall’altro non ci permette di usare la buccia in marmellate e conserve.
La cassetta di legno, arrivata puntualissima, era stracolma di arance, pompelmi, madarini e limoni (io le comprate qui). Avevano forme diverse e irregolari, come dovrebbero essere. Mi hanno ricordato che la frutta vera è fatta così, anche se non perfettamente rotonda e un po’ ammaccata e sempre squisita.

Quindi dopo aver preparato una buonissima marmellata, abbiamo preferito consumare la maggior parte delle arance fresche. E allora ho pensato, perché non conservare queste splendide bucce?! L’unica accortezza è quella di pelarle prima di sbucciarle. In questo modo si evita la lunga operazione di togliere successivamente la parte bianca. Basta ricordarsi prima di mangiarle. Ho preferito fare un mix per arricchire l’aroma e mescolare i profumi, quindi ho utilizzato indifferentemente anche pompelmi, limoni, mandarini e cedro. Ma se preferite potete evitare il mix e utilizzare solo un tipo di frutta.

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Come conservare e utilizzare le bucce degli agrumi essiccate, non solo in cucina

La stagione delle arance sta volgendo al termine, ecco un modo semplice e sbrigativo per conservarne il profumo e l’aroma anche nei mesi in cui ci mancheranno tanto.

Ultimamente abbiamo deciso di fare un ordine consistente direttamente dalla Sicilia. I prezzi sono abbastanza convenienti e si ha la certezza della provenienza, ma soprattutto della coltivazione biologica e dell’assenza di trattamenti chimici ormai usati in larga scala.

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Vellutata di carote e arance allo zenzero

Lo so l’abbinamento suona un po’ strano e infatti la prima volta che l’ho provata era quasi immangiabile, avrebbe funzionato di più in versione dolce. L’arancia risultava troppo presente, anche perchè ho provato ad inserirla intera a spicchi per non sprecarla. Mi sono resa conto subito di aver esagerato. Poi l’ho riprovata riducendo la quantità d’arancia e utilizzando solo il succo e un po’ di buccia grattugiata. Quasi perfetta.

Vi assicuro che il sapore risulta molto delicato, il colore poi è strepitoso! La radice di zenzero gli conferisce un pizzicore molto piacevole, ed è una ricarica di vitamine per i sintomi influenzali. La ricetta originale l’ho trovata su Saveurs, ma le dosi francesi non hanno funzionato e infatti le ho modificate … evidentemente abbiamo gusti diversi.

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